Sul suo blog nel New York Times, il dottor H. J. Warraich ha dato il via a un dibattito deontologico su una delle pratiche più comuni per chi accede a internet: cercare su Google informazioni su una persona appena conosciuta. Cosa succede quando a farlo è un medico col proprio paziente?
Warraich ammette di aver cercato informazioni sui propri pazienti, come tanti suoi colleghi. Il più delle volte, spiega, aiuta a consolidare l’empatia col paziente; nulla di male nello scoprire un passato da atleta, ma che dire della vecchietta con problemi respiratori risultata positiva ai test sulla cocaina? La curiosità porta a cercarla su Google, questo restituisce una vecchia storia di arresto per detenzione di stupefacenti… E poi?
Per Warraich, le ragioni valide per violare il rapporto di fiducia concernono la sicurezza: informarsi su un paziente che presenta tendenze suicide o psicotiche, sui genitori di un bambino che mostra segni di violenza, o su una persona soggetta ad abuso di farmaci. Casi-limite: ogni volta che si cercano informazioni che un paziente ha scelto di non condividere col medico, scrive Warraich, si fa la cosa sbagliata. D’altro canto, sono spesso i pazienti a cercare su Google i propri dottori; questi ultimi, però, stanno più attenti. Le associazioni di categoria raccomandano ai medici la massima cautela nel diffondere informazioni sensibili sul web.
Sul suo blog nel Guardian, anche la dottoressa britannica Kate Adams ha ammesso la pratica, dicendosi sorpresa di quanto le persone disseminano il web delle proprie informazioni sensibili. Certo, poiché le informazioni reperite su Google sono spesso ciò che il paziente vuole che di lui si sappia, è molto meglio spulciare i file personali nell’archivio del servizio sanitario nazionale; per i medici del privato e per quelli di famiglia, però, non è possibile, allora si “googla”.
Warraich conclude riferendo di un paziente soggetto ad attacchi di panico che nel consulto personale aveva dichiarato che riteneva questi fossero collegati al successo della sua azienda. Nel riferire il dettaglio al medico supervisore, era balenata a entrambi la curiosità sul tipo di azienda ma, con grande sorpresa di Warraich, il supervisore non è andato su Google. È andato dal paziente a domandarglielo.
0 pensieri riguardo “Vorresti che il tuo medico ti cercasse su Google?”