La documentazione assoluta di cui siamo diventati capaci

Da una lettera di Nicola Chiaromonte a Melanie von Nagel, 2 ottobre 1967

Mi capita sotto gli occhi (fra il mucchio di fogli e quaderni che occupa il mio tavolo) una nota che forse ti divertirà. È questa, sulla “documentazione assoluta” di cui siamo diventati capaci:
“Si potrebbe pensare, considerando i mezzi prodigiosi, e quasi totalitari, che possiede l’uomo moderno di trasmettere ai posteri ogni sua parola, gesto, azione, immagine, che egli ha raggiunto il colmo del possibile per quanto riguarda la verità di fatto su se stesso: la verità storica”.
“Ma un momento di riflessione basta per accorgersi che questa documentazione totale e – si direbbe – assolutamente obbiettiva, non ha, proprio praticamente, alcun valore”.
“Nella fittissima rete dei verbali stenografici, registrazioni fonografiche e su nastro, fotografie, documentari cinematografici eccetera, non c’è, infatti, il minimo ordine, la minima indicazione dell’importanza relativa di questo o quell’atto, fatto, gesto o parola. Potrebbe benissimo darsi che precisamente la parola o l’atto sfuggiti alla registrazione – trascurati – o mescolati nel resto al punto da non esser discernibili, fossero l’essenziale, importanti per il presente e determinanti per il futuro”.
“Ecco, immaginiamo di avere la registrazione completa degli atti, fatti e parole di Socrate o di Cristo, che cosa avremmo in realtà? L’immagine di una vita qualunque – di un individuo qualunque che pronuncia ogni tanto delle parole oscure o singolari; e finisce in modo sventurato – come non pochi”.
“Gli è che è molto dubbio che Socrate o Cristo avessero un’esistenza indipendente da quella dei loro ascoltatori e seguaci. Astratti dalla realtà attuale dall’effetto che essi avevano su di essa, Socrate e Cristo diventano delle finzioni confuse. Socrate è inseparabile dall’effetto che aveva su un Platone. Cristo tutt’uno con quello che ebbe su Matteo o su Simon Pietro. Il quale effetto era d’anima e di mente: non registrabile ed era anche la vera vita di Socrate e di Cristo. Il resto, potrà essere documentato in ogni istante, ma in realtà avrà ben poco di vero”.

La lettera è contenuta nel libro “Fra me e te la verità” (alle pp. 79-80) che raccoglie una selezione delle lettere inviate da Chiaromonte all’amica Melanie von Nagel, suora di clausura.
Il libro, edizioni Una città, è disponibile qui.

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