Su Haaretz del 15 dicembre, Amira Haas ha raccontato gli effetti inattesi della tempesta che tra il 10 e il 14 dicembre ha colpito il Medio Oriente, provocando bufere di neve, piogge torrenziali e grandinate.
Il nord della Striscia di Gaza è stata dichiarata dall’Onu “zona alluvionata”: fino a due metri d’acqua per le strade, e più di 4.000 persone costrette a evacuare le proprie case. Per i già provati abitanti della Striscia c’è stato però anche un miglioramento inatteso: Israele, che impone a Gaza sedici ore di blackout al giorno, ha infatti deciso di ridurre l’interruzione di energia elettrica a otto ore.
Mentre si avvicina il quinto anniversario dell’Operazione “Piombo Fuso” -la campagna militare israeliana anti-Hamas svoltasi a Gaza tra il 27 dicembre 2008 e il 17 gennaio 2009-, l’atteggiamento delle parti nella gestione dell’emergenza indurrebbero a ben sperare sul futuro: oltre a ridurre i blackout, Israele ha risposto agli appelli di parte palestinese attivando un ponte umanitario e fornendo quattro pompe idriche e scorte alimentari, mentre Hamas e Fatah hanno convinto il Qatar a donare 10 milioni di dollar; soldi sufficienti per assicurare il funzionamento all’unica centrale elettrica della Striscia per il prossimo trimestre.
E poi?