Ad Algeri le notti si stanno rianimando. In poche settimane alcuni locali, tutti dotati di wi-fi, hanno cambiato look e così le facciate dei palazzi, molte delle quali rinnovate. Le strade si sono riempite di gente per varie iniziative. Pare la spinta venga dall’alto. Lo scorso 4 giugno, il primo ministro Abdelmalek Sellal, visitando Batna, ha sentenziato: “I giovani hanno bisogno di vivere, non possiamo mandarli a dormire dopo la preghiera della sera”. Da quando il presidente Bouteflika è stato ricoverato a Parigi dopo un ictus, le autorità, nel timore che il periodo di incertezza scateni strane idee, specie alla vigilia del Ramadan, moltiplicano i gesti di apertura verso i giovani. Ecco allora la sollecitazione ai vari esercizi a stare aperti fino a tardi. Addirittura un locale che ha ritirato tavoli e sedie prima di mezzanotte è stato richiamato all’ardine.
Gli “anni bui” della guerra civile sembrano lontani. Ai primi di giugno ha aperto “L’escalier des artistes”, un caffé-teatro che ospita musicisti, cantanti, comici… Il proprietario, Samir Ouaar, 37, dopo aver lavorato in una banca in Belgio, dove si era trasferito a 18 anni, ha aperto il locale assieme a Lydia Boudjema, anche lei emigrata di ritorno. Quando sono andati a chiedere l’autorizzazione al sindaco, mai avrebbero pensato di ottenerla in meno di dieci minuti. L’unico vincolo, come per tutti gli altri caffè, è il bando dell’alcol. Contemporaneamente stanno riaprendo i cinema e i negozi si stanno tutti rifacendo la facciata. Una primavera per ora solo estetica, che ha relegato le antenne paraboliche sui tetti e fatto sparire dal centro il commercio informale.
L’inviata di “Le monde”, Isabelle Mandraud, racconta che più di qualcuno si chiede quanto durerà. A ricordare che, se di primavera si tratta, è solo di facciata, ci sono infatti le onnipresenti (e pure aumentate) forze di sicurezza e lo sparuto gruppo di manifestanti all’insegna dello slogan “Val-de-Grâce pour tous”. Val-de-Grâce è l’ospedale parigino dove è stato tempestivamente ricoverato Bouteflika. Mentre in Algeria i malati di cancro ad oggi devono aspettare circa tre mesi prima di essere sottoposti a una qualche terapia. Il gruppetto comunque viene subito disperso. Le manifestazioni restano proibite.
(lemonde.fr)