“Posso stare da te? Potrei arrivare in due settimane”. Dopo aver ascoltato le drammatiche parole dell’ennesima donna in fuga dal marito violento, Asma non ha esitato a metterla di fronte alla realtà: “Cosa ti fa pensare di avere ancora due settimane?”.
Sul “Washington Post” del 19 aprile, Robert Samuels ha dedicato un lungo articolo a una donna con una storia straordinaria: Asma Hanif, che oggi a Baltimora dirige l’unico Rifugio per donne musulmane che ospita una cinquantina di persone. Asma, afro-americana, si è diplomata infermiera alla Howard University e ha studiato anche alla Medical University della Carolina del Sud. Era stata la madre a incoraggiarla a imparare quel mestiere “così importante che nessuno avrebbe fatto caso alla razza”. Nel 1987 Asma ha aperto una clinica ad Atlanta per persone senza assicurazione. Dopo la morte del fratello malato di Aids, di cui si era presa cura personalmente, aveva deciso di trasferirsi a New York, ma le cose non sono andate come previsto e si è fermata a Baltimora. Arrivata senza un lavoro e senza una casa, in meno di un anno ha fondato la “Healthy Solutions”, una clinica di quartiere per i poveri di tutte le religioni. È stato lì che ha capito la gravità del problema della violenza domestica e che si è accorta che le donne musulmane non avevano un posto dove andare. Assieme a un’amica operatrice sociale, e senza alcun finanziamento pubblico, ma grazie a donazioni private, nel 2005 ha aperto il rifugio di Baltimora, dove le donne hanno un luogo dove pregare e possono rispettare i precetti della cucina halal. L’idea di andare anche lei a vivere nel rifugio negli anni si è rivelata infelice perché per Asma voleva dire non staccare mai. Era da un po’ che pensava a come le sarebbe piaciuto poter avere un posto suo, soprattutto ora che la salute della madre si era aggravata. Per anni l’aveva trascurata sperando che capisse, ma ora anche la madre aveva bisogno di lei. Che fare? Una sera di marzo, Henna Javaid, una volontaria, le ha chiesto come stava, così, per la prima volta, Asma ha condiviso la sua stanchezza e il desiderio di avere un posto in cui poter prendere con sé la madre. Arrivata a casa, Henna ha acceso il computer e lanciato una campagna per raccogliere i soldi necessari per pagare l’affitto di un bilocale per un anno. L’obiettivo era 14.000 dollari, ne sono stati raccolti 59.000. La madre è vissuta ancora per poco tempo, lasciandola con un grande senso di colpa: “Mi chiamano la samaritana e invece sono stata una figlia terribile”, ha commentato.
(washingtonpost.com)