Le lamentele dei coloni erano arrivate al Governo già lo scorso anno chiedendo che si intervenisse per tutelare i passeggeri degli autobus ebrei israeliani dagli atti di teppismo dei palestinesi. All’inizio dello scorso mese, il ministro dei trasporti ha trovato la soluzione: degli autobus riservati ai palestinesi che li prelevano in una località dove li riportano alla fine della giornata di lavoro in Israele. L’idea di autobus separati per ebrei e palestinesi non è passata inosservata. Dal versante israeliano si parla di un servizio dedicato che permetterà ai palestinesi che lavorano in Israele di dover affidarsi ai loro pulmini, ma ovviamente non sono mancate le denunce dell’istituzionalizzazione di una separazione etnica. Zehava Galon, del partito Meretz, ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Questo è apartheid: autobus separati dimostrano che democrazia e occupazione non possono coesistere”.
Haaretz ha parlato di “separazione razzista”. Oggi sono più di 30.000 i palestinesi del West Bank, perlopiù impiegati in fabbrica e nell’edilizia. Bassam Hanani, 38 anni, padre di quattro figli, è contento del nuovo servizio “dedicato” perché non deve più incrociare i coloni ed esserne insultato. Anche Naim Liftawi, 40 anni, è soddisfatto: almeno non si trova più a essere fatto scendere dai poliziotti a ogni controllo e a essere umiliato dai coloni, uno dei quali una volta gli ha sputato in faccia. Alla domanda se non si senta oggetto di discriminazione, risponde che a lui alla fine basta poter mettere il pane in tavola per i suoi bambini.
(washingtonpost.com)