Gli stipendi tedeschi

Ma gli stipendi tedeschi non erano quelli più generosi, anche alla prova del superiore costo della vita? In un articolo apparso oggi sul “Financial Times”, Gerrit Wiesmann, inviato a Berlino, dà un’immagine un po’ diversa. Sabrina Decker, che guadagnava 1100 euro in un call-center, si è vista trasformare il contratto che ora prevede, anziché una paga oraria, una paga a telefonata (40 centesimi ciascuna). Così, pur facendo due giorni di pausa ogni dodici, oggi porta a casa cento euro in meno. Ma di storie come la sua ce ne sono tante.
L’autore dell’articolo parla di condizioni “dickensiane” da quando il mercato del lavoro ha imboccato la strada di una maggiore flessibilità. La disoccupazione effettivamente è bassa e i lavoratori del settore dell’auto stanno portando a casa dei bonus, dall’altra parte però, i lavoratori poco qualificati stanno vedendo le loro condizioni peggiorare seriamente.
Dalle riforme del lavoro del 2005, i lavori cosiddetti “old-style” con contributi e salari secondo le regole sono cresciuti del 7%. Nel contempo i cosiddetti lavori atipici sono cresciuti del 20%. I famosi “minijobs”, lavori retribuiti con 450 euro al mese (o meno) esenti da tasse e contributi, sono aumentati significativamente e oggi sono sette milioni.
Secondo Eurostat, i lavori “low-paid” hanno raggiunto il 22% della forza lavoro, cinque punti sopra la media europea. Per ora una via d’uscita pare quella di imporre dei salari minimi, ma la proposta di rendere il lavoro più “costoso” in un momento di crisi ha incontrato molte perplessità, non solo tra gli industriali.
La formula del minijob, pensata per agevolare l’entrata nel mercato del lavoro, rischia così di diventare una trappola di precarietà.
(ft.com)

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