Lo scorso settembre, a Losanna sono stati rilasciati i primi dieci diplomi di assistenti sessuali (quattro donne e sei uomini) o “caresseurs”. La formazione comprende conoscenze in ambito medico, giuridico, sociale, sessuologico e etico.
L’assistenza sessuale agli handicappati esiste da oltre 30 anni in Olanda, Germania e Danimarca. In Svizzera solo da poco aiutare gli handicappati a vivere una vita sessuale è diventata una professione riconosciuta. Una professione che suscita turbamento perché incrocia due tabù, quello dell’handicap e quello del sesso. I cosiddetti “carezzatori” hanno una normale vita di coppia… Spiegano di rispondere solo ad esplicite richieste delle persone interessate. Sono esclusi i baci e la penetrazione. Molti pongono un vincolo di età. Raccontano anche che arrivano diverse richieste dalla Francia e dall’Italia, dove questa pratica è proibita. Ad usufruirne sono soprattutto donne. Ma alla fine dello scorso anno si è parlato anche di come formare operatori che possano rispondere alle esigenze di persone con handicap e inclinazioni gay (http://www.loveability.it/noi-assistenti-sessuali/).
In un articolo sul “Frankfurter Allgemeine Zeitung” (tradotto da Rosa a Marca sul sito dell’Aduc) se n’è parlato anche all’inizio dello scorso anno. In Germania è stata l’olandese Nina de Vries (51 anni) la pioniera dell’assistenza sessuale. Oggi segue da anni alcuni pazienti. Ma non è l’unica, Catharina Koenig (53 anni) è stata impiegata per 25 anni in un ufficio fiscale; sei anni fa si è licenziata per le vessazioni subite, e si è messa in proprio come assistente sessuale.
Non tutte le strutture aprono le porte alle assistenti sessuali, ma molte sì, anche tra quelle religiose. Non solo: a Berlino, il servizio sociale psichiatrico ha autorizzato (e quindi messo a carico del servizio pubblico) alcuni incontri di Nina de Vries con un uomo cieco e psichicamente disabile.