La Biblioteca del Congresso sta stoccando l’intero Twitterverso o Tweetosfera, cioè tutti i tweet pubblici. Sono un bel po’. La biblioteca si è imbarcata in questo progetto ciclopico nel 2010 quando ancora il servizio di microblogging non era così diffuso. All’epoca, in quattro anni di vita erano stati raccolti 21 miliardi di messaggi: la quantità che allo stato attuale si accumula in un mese. A dicembre è stata raggiunta la cifra di 170 miliardi di messaggi, ciascuno classificato con i suoi metadati (chi, quando, dove). “Un oceano di effimero, una biblioteca di Babele” (commenta James Gleick l’autore dell’articolo sulla “New York Review of Books”) di cui resta poco chiaro non solo il valore, ma anche la funzionalità; resta da capire, ad esempio, come si faranno le ricerche. Anche perché per tenere tutto online servirebbe una struttura di server simile a quella cui si affida Google. Se non altro chi s’è pentito di qualcosa che ha scritto ha poco da preoccuparsi: la possibilità che il suo tweet venga letto di nuovo in futuro è pari a zero.