Corpi di reato

Negli anni 70 qui in Romagna, distretto frutticolo di importanza europea, grazie a metodi ovviamente intensivi comportanti un uso massiccio e sistematico di veleni, vennero fuori studi approfonditi e documentati sull’incidenza di tumori gastroenterici, più alta che nel resto del paese, innanzitutto fra i contadini e poi sulla popolazione in generale. Ci sono voluti trent’anni per uscire dalla cultura dei veleni. Oggi le cose vanno decisamente meglio. Peccato, però, aver perso tanto tempo. Se avessimo avuto un giudice monocratico che fosse stato inflessibile sul sacrosanto diritto alla salute, e alla vita, dei cittadini, come la signora Patrizia Todisco, sarebbe andata diversamente: sarebbero stati messi sotto sequestro tutti i frutteti della Romagna, tutti i mezzi agricoli dei contadini, tutti i raccolti dell’anno in corso in quanto corpi del reato; poi, per impedire che i veleni potessero continuare a scendere verso le falde acquifere, si sarebbe proceduto all’espianto di tutti gli alberi da frutto per permettere l’asportazione di un considerevole strato di terra ormai irrimediabilmente contaminato; il tutto ovviamente a spese dei proprietari della terra, responsabili dei reati. Altro che aspettare trent’anni.

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