far del bene

Volevano “salvare dei bambini”, l’hanno spiegato così i medici, gli infermieri, gli impiegati, le madri e i padri coinvolti nel processo per la sottrazione di finti orfani in Darfur a carico di alcuni operatori umanitari. Gente per bene, che si è sentita investita da una “missione”: salvare gli orfani, portarli via… e portarseli a casa. Per il loro bene.

Questo hanno detto i sei membri dell’associazione l’“Arche de Zoé” sotto processo. Nessuno si è scusato, se non per qualche errore collaterale, come il fatto che in realtà gli “orfani sudanesi” non erano orfani e non erano neppure del Sudan, ma del Ciad. Del resto l’importante non era quello, ma “salvarli”. L’operazione si rivela non solo un fiasco, ma uno scandalo finito col loro arresto e condanna a otto anni di lavoro forzato, sventato con l’estradizione in Francia.

Davanti alla giustizia francese oggi i protagonisti si appellano alle loro buone intenzioni.

L’idea della coppia a capo dell’organizzazione era di invertire il procedimento tradizionale, cioè anziché cercare dei genitori adottivi per degli orfani, andare a cercare dei bambini da far adottare. Attorno a questa idea avevano già messo insieme qualche centinaio di famiglie interessate (e anche una cospicua somma).

Tra le persone coinvolte nell’operazione c’è chi si è sentito addirittura offeso di essere trattato come un delinquente per aver messo a repentaglio la propria vita per salvare dei bambini. Isabelle Rile, medico, ricorda di due bambini che piangevano e che volevano i genitori, e che alla sua richiesta di spiegazioni, un membro dell’organizzazione le ha spiegato che venivano da una zona così disgraziata… insomma, sarebbero stati meglio in Francia, gli “umanitari” stavano offrendo un futuro a questi bambini. Quando ha capito che i bambini venivano anche selezionati in base alla salute se n’è venuta via. Fortunatamente il piano è stato fermato prima che potesse essere portato a termine.

Dopo l’arresto dei responsabili, i 103 bambini hanno trascorso cinque mesi in un campo temporaneo prima di poter riabbracciare le loro famiglie.

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