Il governo israeliano ha deciso di andare avanti con la costruzione di nuovi insediamenti, soprattutto nell’area nota come E1. Londra e Parigi si sono dette pronte al ritiro degli ambasciatori da Israele.
Perché è così importante la zona “E1”?
Ecco la spegazione di Jeff Halper che su questo pericolo metteva in guardia già dieci anni fa.

“… voglio partire da una considerazione di tipo urbanistico: l’unica strada che mette in comunicazione il nord col sud, e che permette ai palestinesi di andare dalla zona settentrionale del West Bank alla zona meridionale e che è indispensabile a qualsiasi stato per una gestione razionale del territorio, per il movimento di beni e persone, altrimenti non si può nemmeno parlare di un vero stato; ebbene l’unica via accessibile ai palestinesi per spostarsi da nord a sud si trova appunto tra Ma’alei Adumim e Gerusalemme. Oggi Israele, attraverso la progettazione urbana, ha definito un’area che si chiama “E1” (e a sentir parlare di “E1” è evidente che viene subito da sbadigliare, è noioso; lo è anche per gli studenti di urbanistica. Questo a dimostrare quanto efficacemente la stessa lingua, le sigle, il gergo dei pianificatori riescano a nascondere problemi enormi). In realtà E1 è un’area assolutamente decisiva e importantissima, perché, una volta annessa all’insediamento di Ma’alei Adumim, chiude l’unico corridoio nord-sud che hanno i palestinesi
e divide il West Bank in due parti ponendo l’intera zona sotto l’effettivo controllo di Israele. Perché costringe il traffico palestinese in direzione nord-sud a passare per il territorio israeliano. Non solo: allontana i palestinesi del West Bank da Gerusalemme, isola i 200.000 palestinesi di Gerusalemme est dal loro potenziale stato e infine taglia il naturale collegamento tra Gerusalemme e Ramallah.
Lo scenario che si delinea è allora quello di uno stato in cui per spostarsi da nord a sud gli abitanti devono chiedere il permesso a Israele .
Ecco, questo piccolo pezzo di terra probabilmente determinerà se ci sarà o meno la pace in Medioriente. Perché è da lì che si vede se si farà o meno lo stato palestinese…”.