Nonostante dal 1956 una circolare abbia bandito in Francia i compiti a casa per le scuole elementari, pare che le maestre non ne vogliano sapere di abbandonare quest’abitudine. Ora però i genitori iniziano a essere stufi. Per loro la cosa è semplice: o i bambini riescono a seguire la lezione e a fare gli esercizi in classe, o -se non ci riescono- non si capisce come possano farlo a casa, senza l’insegnante.
“I bambini devono far vedere a casa quello che hanno fatto a scuola, non far vedere a scuola quello che hanno fatto a casa”, si legge in un blog aperto per raccogliere la protesta e alcune testimonianze. Nel settembre del 1995, François Bayrou, ministro dell’Istruzione, tornò sul tema per ribadire che qualsiasi compito o esercitazione scritta andava fatta in classe. E questo per una questione di uguaglianza. Al massimo, a casa, i bambini possono leggere qualcosa. Dopo che la riforma ha portato a una riduzione dei giorni di scuola materna e delle ore settimanali, molte maestre si sono però viste costrette a dar qualcosa da fare anche a casa. La maggiore obiezione oggi resta quella del ministro Bayrou: visto che non tutti i genitori hanno le stesse possibilità (linguistiche, materiali, di tempo, di competenza, ecc.) i compiti a casa rischiano di produrre un’ingiusta “selezione”, andando a penalizzare i bambini meno fortunati, con il rischio che la scuola finisca indirettamente per stigmatizzare i genitori che non sono in grado di seguire i figli. Tra l’altro proprio i bambini che hanno meno risorse (pensiamo a chi non ha in casa un’enciclopedia o un computer) sono condannati a trascorrere più tempo alle prese con questi compiti a casa.