Una famiglia polacca

Ovh è un’azienda privata di web hosting francese che si occupa di fornire server dedicati, domini e servizi di telefonia. La sede è a Roubaix, nel nord della Francia, una “megalopoli virtuale” -racconta Christophe Alix, inviato di “Libération”- che consuma l’elettricità di una cittadina di ventimila abitanti e ospita 18 milioni di siti. L’azienda è salita agli onori della cronaca quando si è scoperto che Assange aveva stoccato nei suoi server alcune informazioni. D’altronde Ovh è il più grande hosting di server d’Europa: ospita un sito europeo su sei. Una posizione conquistata in dieci anni e partendo da zero. All’origine dell’impresa una famiglia di immigrati polacchi arrivata in Francia nel 1991 con 5000 dollari in tasca. La famiglia Klaba non è proprio una famiglia come le altre. Henryk, Halina, e i due figli Octave e Miroslaw sono tutti ingegneri. Henryk, “monsieur Klaba”, come tutti lo chiamano, è il presidente. La madre, Halina, si occupa delle finanze. Octave, il vero inventore dell’Ohv, è il direttore generale e Miroslaw è responsabile della ricerca. La famiglia era in Francia già dalla generazione precedente, quella dei genitori di Henryk, che dopo la guerra avevano deciso di tornare in Polonia per partecipare alla ricostruzione. Per poi scoprire che, nonostante fossero francesi, il regime comunista non permetteva loro di tornare in Francia.
Henryk, bloccato in Polonia, negli anni 80 si appassiona alla micro-informatica. Un giorno, uscito per comprare un’automobile, torna con un computer Amstrad. Dopo la caduta del muro, nel 1989, torna la speranza di rientrare in Francia. Consultati i figli, la famiglia vende tutto e nel 1991 riesce a varcare la frontiera. Octave, che all’arrivo non sa una parola di francese, in breve si diploma e inizia ad appassionarsi ai primi rudimenti di internet. A un certo punto inizia a cercare un posto dove mettere il suo sito. Lo trova in Pennsylvania. Il poco che guadagna lo spende per pagare le ore di collegamento. Dall’America però gli fanno sapere che non riescono a star dietro al suo traffico e al volume dei suoi dati. E così Octave prende e, con il suo server sotto braccio, vola negli Usa. All’arrivo lo shock è incredibile: si aspettava una struttura avveniristica e invece trova una casupola di legno con due vecchi computer. Da lì capisce che se è così facile, può farlo anche lui. La cosa decolla quando un imprenditore gli offre uno spazio sotterraneo per installare i suoi server. Riesce così a offrire un servizio assolutamente concorrenziale, grazie soprattutto al fatto che fa tutto lui: dall’assemblaggio delle macchine all’architettura del datacenter. L’ultimo, Roubaix-4, è talmente ben progettato che non ha bisogno di climatizzazione.

(Liberation)

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