Quelli del “Foglio” sono talmente convinti di essere i più intelligenti di tutti, i più liberi di tutti (tanto liberi da poter decidere di esser servi devoti di questo e di quell’altro) e i più onesti di tutti (perché i soli a confessare, ma da un pulpito s’intende, che siamo tutti disonesti) che quando parlano con qualcuno hanno sempre un sorriso di compiacenza stampato in viso. L’altra sera in tv Alessandro Giuli, a confronto con un Peter Schneider scandalizzato per via del nostro premier, non faceva che sorridere ruotando in giro la testa. E alla domanda insistente di Schneider: “Ma lei cosa pensa del fatto che il premier di un paese possieda le televisioni?” non ha saputo che ripetere il ritornello che “Se D’Alema non ritenne di fare una legge… allora…”. Ma allora che? E Schneider: “Ma lei, dico lei, lei cosa pensa?”. Silenzio e sorriso fisso su testa ruotante.
Ce la farà mai uno del “Foglio” a sapere, se non a capire, che il conflitto di interessi è questione vitale, sine qua non, per dei liberali prima che per chiunque altro e molto, molto prima che per un post-comunista? (Ma infatti.)